Descrizione
A Torino, nel XIX secolo, i teatri programmavano spettacoli in cui si esibivano maghi, medium e altri enigmatici personaggi che facevano dellesperienza paranormale una sorta di intrattenimento conteso tra avanspettacolo e sperimentazione scentifica. In qelle esperienze vi erano però molti aspetti misteriosi: infatti entravano in scena visioni, spiriti, fantasmi e molte delle più inquietanti sfaccettature delloccultismo. Tutto ciò mentre si parlava di magnetismo animale o mesmerismo e molti magnetizzatori accoglievano una nutrita clientela nei loro gabinetti magnetici situati nelle vie del centro dove si promettevano guarigioni straordinarie ed esperienze che oggi diremmo paranormali. Lautore, basandosi su fonti storiche, racconta le luci e le ombre di quegli anni in cui operarono magnetizzatori, medium, spiritisti e scienziati in una Torino contesa tra Romanticismo e Positivismo e nella quale possono essere scorti alcuni dei miti che ne hanno fatto una città magica.
PREFAZIONE
L’unica cosa in cui Jung arrivò prima di Freud fu l’interesse per lo spiritismo in senso lato, con annessi e connessi. Si laureò infatti con una tesi, poi pubblicata nel 1902, su “Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti”. Interesse certo non cosi estraneo ai successivi sviluppi “metafisici” del suo pensiero, ma ispirato in origine dalle manifestazioni medianiche di Melene Preiswerk, cuginetta allora quindicenne le cui esibizioni diventavano sempre più mirabolanti con il procedere del suo innamoramento per il giovane Carl Gustav allora ventitreenne. Che cosi fu facilmente indotto ad accostarsi ai vari fenomeni medianici espressi da un soggetto, poi smascherato, che oggi potremmo definire effetto da “disturbo istrionico di personalità”.
Ma certamente non tutte queste manifestazioni, nell’Ottocento storicamente collegate al magnetismo e all’ipnosi, possono essere liquidate con i nostri attuali inquadramenti nosografici. Si ritiene infatti die in buona parte, e con aspirazioni euristiche più o meno consapevoli, fossero “fondamentalmente una indagine clinica sull’inconscio” (H. E. Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, 1972), sulla soglia di una nuova – allora – psichiatria dinamica.
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