Descrizione
Fé n gir a Pòrta Pila vuol dire, oggi, girovagare unoretta in un mercato multietnico dove, tra i banchi delle mercanzie più disparate (e più taroccate), incontri il pensionato con la
borsa della spesa, la nigeriana che si misura una T-shirt con le paillettes, il cinese che vende occhiali da vista, la signora che cerca lantiquariato e larabo che invoglia i clienti con mezze frasi in piemontese.
Vuol anche dire ahimé vedere scritto Baloon (allinglese!) il glorioso nome del Balon. Fé n gir a Pòrta Pila, però, vuol dire ancora, per i torinesi di tutte le età, girovagare tra banchi e negozi come tra i sentieri del tempo che ci parlano ancora nel linguaggio di oggi della Torino di ieri. Parlano di unumanità diversa, di certo più povera, dove cerano i galantòm e quelli della mala. Parlano di unumanita divisa in drito e ruscon, in cui lappartenenza era segnata in modo inequivocabile dal lnguaggio.
Il lessico della mala ha sempre esercitato un certo fascino sui torinesi (e sui piemontesi in genere), ma la documentazione è sempre stata carente, ad eccezione di poche annotazioni di
Viriglio a fine 800 e del volumetto di GEC nel 1971.
Ledizione presente nasce dallidea di Roberto Marra di riprendere le voci valide di Gianeri (GEC) integrandole con i modernismi, di divulgare i contributi di Lombroso e di Aly-Belfadel,
restati sinora noti ai soli specialisti, e di tramandare i gerghi dei giramond e dei mestieri itineranti.
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